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Seconda sezione:
Keith Haring. L'uomo che voleva portare la Pop Art nelle strade

La mostra prosegue con le opere di Keith Haring, il cui legame con Andy Warhol è palesato da "Andy Mouse", famosa serie di serigrafie realizzate da Haring nel 1986. Il personaggio è una fusione tra il Topolino della Disney e Andy Warhol. La serie si compone di quattro serigrafie su carta vergata, pubblicate in edizioni di 30 copie per colore, tutte firmate e datate a matita da Haring e Warhol.

Educazione artistica

Keith Haring nasce in Pennsylvania nel 1958, in una famiglia di periferia molto conservatrice, molto religiosa, ma anche molto unita. Il padre, appassionato di disegno e fumetti, incoraggia il figlio in questa direzione. Keith continua a studiare arte, in particolare la storia dell’arte del XX secolo, l'influenza di CoBrA, Calder, Christo, Picasso, Matisse, la Pop Art, con Pollock, Dubuffet, Lichtenstein, Warhol... Nel suo lavoro si sente anche la suggestione degli anni Sessanta (il primo passo sulla Luna, la televisione, Walt Disney...), così come quella delle antiche civiltà (Maya, Egizia...) e del fumetto (inizia il suo lavoro disegnando scatole).

Influenze

Per comprendere Keith Haring è fondamentale esaminare tutte le influenze che lo ispirano: i fumetti, la Pop Art, la musica, l'Espressionismo astratto, la calligrafia giapponese, il lavoro dei graffitari newyorkesi e gli artisti europei che incontra, come Pierre Alechinsky e Christian Dotremont.

Un viaggio attraverso le opere di Keith Haring

La mostra esplora l'opera di Keith Haring alla luce del movimento Pop. Keith Haring si è ispirato a questo movimento, inizialmente britannico, molto underground, molto anti- establishment, contro la società dei consumi. Era un modo per sfidare l'imperialismo americano degli anni '60 e '70, le guerre di decolonizzazione e quel mostro divoratore che è il dollaro. L'influenza della Pop Art nell'opera di Keith Haring è una denuncia di un contesto sociale e politico.
Amante della libertà, l’artista diffida dei gruppi stereotipati, della società dei consumi, del capitalismo oppressivo, del razzismo, dell'omofobia e del nucleare. Cerca costantemente di denunciare l'abuso di potere e le pressioni esercitate sulle persone. Denuncia anche l'apartheid in Sudafrica, le droghe pesanti e l'energia nucleare...
La mostra si concentra anche sulle forme ossessive di Keith Haring. Il bambino che gattona incarna l'innocenza del bambino, la sua forza positiva ed energetica, il suo movimento. Il cane è preoccupante quando attacca e positivo quando è posto a difesa. L'uomo con il bastone è percepito come minaccioso. Il disco volante simboleggia l'ossessione degli anni '80 per gli UFO, la guerra fredda, il nucleare e l'AIDS, che sta per scatenare il caos.

L’importanza della pubblicità

Keith Haring cerca di fare "arte pubblica", che diffonde attraverso i suoi negozi pop, i media, l'underground e gli spazi urbani condivisi. Il suo stile singolare e apparentemente spontaneo è impregnato delle energie del suo tempo, dai viaggi nello spazio all'hip-hop e ai videogiochi. Un corpus di lavoro potente, prodotto nell'arco di 10 anni!

“L’arte è un messaggio”

La scoperta di Keith Haring dell'importanza dell'arte nello spazio pubblico è stata un punto di svolta. Ammira la scena dei graffiti, del rap e dell'hip-hop, e ne adotta i codici. Prima di visitare le gallerie, disegna nel sottosuolo.
La sua ambizione è raggiungere il maggior numero di persone possibile: la bellezza deve esistere in strada. E, in effetti, la forza dei suoi disegni continua a parlare alle persone ancora oggi. Nel 1983, su consiglio di Andy Warhol, apre i suoi pop shop, stampando le sue opere su magliette, borse e tazze. Lo fa con un certo spirito di protesta, volendo rimanere fedele al suo desiderio di rendere l'arte accessibile a tutti. "Se ci sono persone che non possono permettersi un'opera da 30.000 dollari, possono comprare un asciugamano o una maglietta. Sono molto felice". Stella della controcultura, poi superstar della nuova Pop Art... Haring crea ambivalenza. Questo desiderio di conquistare l'arena pubblica lo porta logicamente alla copertura mediatica. La sua carriera artistica risulta fulminea come la sua vita: muore infatti di AIDS nel 1990, a 33 anni.

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